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Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale – Mostra a Napoli

Giuseppe De Nittis, L’eruzione del Vesuvio del 1872, firmato, olio su tela, cm. 75,5 x 128,3 Boscoreale (Napoli), collezione privata
Giuseppe De Nittis, L’eruzione del Vesuvio del 1872, firmato, olio su tela, cm. 75,5 x 128,3 Boscoreale (Napoli), collezione privata

Alla Certosa e al Museo di San Martino di Napoli, fino al 29 settembre 2019, è aperta al pubblico la mostra Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale, curata da Anna Imponente, in collaborazione con Rita Pastorelli.

L’esposizione raccoglie alcune delle suggestioni suscitate nel corso del tempo dalla paura ancestrale della presenza incombente del Vesuvio sul paesaggio e sulla città, come espressione della potenza della natura e della fragilità umana.

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Nella Certosa di San Martino circa 100 opere dal Cinquecento ad oggi, tra cui alcune delle più significative provenienti dalle raccolte del museo accanto ad altre di collezioni pubbliche e private.
Si inizia con la Cartografia cinquecentesca di interesse naturalistico, fra cui la preziosa stampa di Athanasius Kircher, tratta da Mundus supterraneus (Amsterdam, 1665), che presenta la fantasiosa immagine di un Vesuvio in sezione.

Il percorso della mostra prosegue poi con una sezione dedicata ad alcune fasi della “carriera” del vulcano: le eruzioni del 1631, del 1754 e le altre che si susseguirono nel Settecento, del 1872. Attorno alle raccolte storiche, con opere emblematiche come L’Eruzione del Vesuvio del 1631 di Domenico Gargiulo (detto Micco Spadaro) di recentissima acquisizione, e al tema della sacra protezione, invocata per la salvezza con il settecentesco busto reliquiario di Sant’Emidio, protettore dei terremoti e dei cataclismi (Cappella del Tesoro di San Gennaro), con la raffigurazione di Castel Sant’Elmo e della Certosa di San Martino, si affiancano alcune opere contemporanee.

Dall’eruzione del 1872 trae spunto una serie di immagini del paesaggio vesuviano dal vero di Giuseppe de Nittis, collocate in una sala dedicata.

Una selezione di dipinti tra Settecento e Ottocento viene completata dalle testimonianze artistiche di Carlo Bonavia, Pietro Fabris, Pierre Jacques Volaire, operanti al tempo del Grand Tour, che documentano le vedute “pirotecniche” del Vesuvio. Accanto ad essi opere di Tommaso Ruiz, di Antonio Joli, e altri artisti che dipingevano “all’ombra del vulcano”.

In una sala a parte è esposta l’Allegoria della prosperità e delle Arti nella città di Napoli di Paolo de Matteis, del primo Settecento, insieme a una serie di galanterie e servizi in porcellana della fabbrica ferdinandea caratterizzate dal tema del Vesuvio in eruzione.

Esposta la preziosa serie di circa 100 gouache, acquerelli e stampe, consacrate all’immagine del Vesuvio.
In dialogo con le opere antiche sono in mostra circa 50 opere moderne e contemporanee.

Nel cortile di ingresso fanno da introduzione alla mostra le due sculture di Bizhan Bassiri e le sculture di Anna Maria Maiolino.

La mostra prosegue con le opere di Claudio Palmieri, la scultura di Roberto Sironi, e grandi carte Adele Lotito, Inferno (2018) dell’artista belga Caragh Thuring, i dipinti di Stefano Di Stasio, le tempere su tela del napoletano Oreste Zevola, le Geografie Temporali (2019) di Sophie Ko.

L’esposizione è arricchita dalle foto di Antonio Biasiucci, maestro degli scatti sui vulcani attivi in Italia e del Vesuvio in particolare, di Giovanni De Angelis, che con Volcano rimanda al cratere come simbolo di improvvisi cambiamenti, di Maurizio Esposito, che documenta i roghi che nel 2017 hanno devastato il Parco nazionale del Vesuvio, e una “cartolina” di Riccarda Rodinò di Miglione, un gioco di riflessi nelle acque del Golfo e dalla installazione di art sound di Piero Mottola.

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