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Gio Ponti. Amare l’architettura – Mostra al Maxxi di Roma

Denver Art Museum, Denver 1965 - 71 © Gio Ponti Archives
Denver Art Museum, Denver 1965 – 71 © Gio Ponti Archives

È dedicata a Gio Ponti, a quarant’anni dalla sua scomparsa, la mostra che dal 27 novembre 2019 al 13 aprile 2020 è aperta al pubblico al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.

In esposizione materiali archivistici, modelli originali, fotografie, libri, riviste, classici del design strettamente collegati ai suoi progetti architettonici e organizzati in otto sezioni che evocano concetti-chiave espressi dallo stesso Ponti.

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Nella lobby del museo, il visitatore viene accolto da una installazione di grandi stendardi in Alcantara, sospesi negli spazi a tutta altezza di Zaha Hadid, che riproducono facciate stilizzate di grattacieli ed evocano lo skyline di una mai vista città pontiana.

Uscendo dagli ascensori che conducono alla Galleria 5 del Maxxi, la riproduzione del giallo fantastico usato per la pavimentazione della rampa trasporta subito il visitatore all’interno del grattacielo pontiano più famoso: il Grattacielo Pirelli a Milano.
Prima dell’ingresso in Galleria, il progetto fotografico di Thomas Demand racconta gli eccezionali modelli di edifici verticali conservati all’archivio CSAC Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma – e presenti in mostra.

All’interno della Galleria, la sezione Verso la casa esatta ripercorre il tema della casa, centrale nella ricerca di Ponti per la definizione di uno spazio consono alla vita moderna.

Il percorso continua con un focus sugli Classicismi progettuali che Ponti ha avuto nel corso degli anni Trenta, quando importanti committenze hanno dato vita a progetti imponenti a scala urbana, come la Scuola di Matematica di Roma, 1934, o i due Palazzi Montecatini a Milano, del 1936 e del 1951.

La relazione osmotica tra architettura e natura è esplorata in Abitare la Natura, dove trovano posto i progetti realizzati lungo le coste del Mediterraneo (Villa Marchesano a Bordighera, 1938, l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento, 1959) per arrivare a progetti più organici e quasi intimi, come la casa detta Scarabeo sotto la foglia e la villa per Daniel Koo in California.

Si arriva poi agli edifici più noti – documentati nella sezione Architettura della superficie – che sono espressione compiuta di un pensiero progettuale che ragiona per piani pittosto che per volumi, dove le facciate diventano superfici bidimensionali da bucare e piegare come fogli di carta. Tra questi, la notissima Villa Planchart a Caracas (1953-57) o l’Istituto italiano di cultura di Stoccolma del 1958.

L’architettura è un cristallo è l’aforisma che celebra l’idea planimetrica della forma chiusa, finita, che dà vita a una pianta sfaccettata come un cristallo. Questa sezione raccoglie alcune grandi opere come il Denver Art Museum (1971) e la chiesa di San Carlo Borromeo a Milano, ma anche progetti su piccola scala, a sottolineare la disinvoltura tutta pontiana nel passare dalla dimensione urbana a quella del design, all’interno di un’unica, coerente e integrata concezione del progetto. Esposti i disegni delle posate per Christofle, le ceramiche per Marazzi, le maniglie per Olivari, i lavabi per Ideal Standard, la sedia Superleggera di Cassina e persino il modello della carrozzeria per un’automobile di una linea non a caso chiamata Diamante.

Leggerezza e smaterializzazione degli alzati caratterizzano la sezione Facciate leggere, con la Concattedrale di Taranto (1970) , il Grande magazzino de Bijenkorf a Eindhoven, i Palazzi per i Ministeri di Islamabad.

La mostra si chiude con la città pontiana, fatta di grattacieli che si sviluppano in altezza e riducono l’occupazione di suolo per lasciare spazio al verde. Questa immagine emerge con forza nelle sezioni Apparizioni di grattacieli e Lo Spettacolo delle Città.

Accanto ai grattacieli e alla città,si trova la reading room, che richiama l’interno della casa di Ponti in via Dezza, con la riproduzione del pavimento ceramico realizzato per l’occasione da Ceramica De Maio e la presenza degli arredi disegnati da Ponti e prodotti da Molteni.

L’esposizione si arricchisce di una sorta di mostra nella mostra grazie a un progetto di committenza fotografica ideato e curato da Paolo Rosselli che, insieme ad altri sette autori da lui scelti, ha dato vita a una serie di sguardi contemporanei su altrettante opere pontiane, mostrandone la vita odierna.

La mostra, curata da Maristella Casciato e Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella, è realizzata dal MAXXI in collaborazione con CSAC – Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma – che conserva l’archivio professionale di Gio Ponti – e Gio Ponti Archives.

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