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Inge Morath, mostra al Museo di Roma in Trastevere

Inge Morath, Marylin Monroe sul set di "Misfits", Nevada, 1960. ©Fotohof archiv/Inge Morath/ Magnum Photos”

È dedicata a Inge Morath (1923-2002) la mostra che fino al 19 gennaio 2020 è aperta al pubblico al Museo di Roma in Trastevere.

L’esposizione si sviluppa in 12 sezioni che ripercorrono tutte le principali esperienze professionali e umane della Morath, attraverso circa 140 fotografie e decine di documenti originali. Compaiono anche immagini, realizzate da grandi maestri come Henri Cartier-Bresson e Yul Brinner, che ritraggono Inge Morath in diversi momenti della sua carriera.

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Viaggiatrice instancabile Morath nasce a Graz, in Austria, nel 1923. La meta del suo primo viaggio in Italia è Venezia. Proprio nella Laguna prende corpo la passione per la fotografia, quando Inge rivolge il suo obiettivo verso i luoghi meno frequentati e i quartieri popolari della città, cogliendo le persone nella loro quotidianità. Un soggiorno più lungo, nell’autunno 1955, è dedicato agli scatti per il volume illustrato “Venice Observed” della storica dell’arte Mary McCarthy.

A Roma, Inge Morath ritorna, invece, nel 1960 per un lavoro su commissione: fotografare la bellissima attrice e modella Rosanna Schiaffino, che immortala all’interno della sua abitazione romana.
Nei pochi anni che intercorrono tra i due momenti romani, Inge Morath si è ormai affermata. Il suo sviluppo è stato graduale. Dopo l’esordio come traduttrice e scrittrice in Austria, aveva iniziato a scattare nel 1952. L’anno successivo, grazie a Robert Capa, comincia a lavorare per Magnum Photos a Parigi.

Il suo primo importante reportage, datato 1953, è dedicato ai “Preti operai”. È di questi anni l’incontro con Henry Cartier-Bresson, con cui inizia un sodalizio decennale che ne segna l’esistenza. Proprio nel 1960, l’anno del ritratto di Rosanna Schiaffino, Inge accompagna infatti Cartier-Bresson a Reno, per lavorare sul set de Gli Spostati, pellicola con Marilyn Monroe e Clarke Gable diretta da John Huston. Qui scatta uno dei suoi più bei ritratti: una Marilyn quasi scomposta che sola, lontana dal set, prova dei passi di danza.
Durante le riprese Inge conosce lo scrittore e drammaturgo Arthur Miller, sceneggiatore della pellicola, che diventa suo marito nel 1962.

Che si trattasse di celebrità o di gente comune, di singole persone o di comunità, le sue sono immagini che sanno cogliere le intimità più profonde dei soggetti.

Riesce a fissare l’anima di grandi artisti – da Henri Moore, a Alberto Giacometti, Jean Arp, Pablo Picasso – e di scrittori come André Malraux, Doris Lessing, Philip Roth e celebrità come Igor Stravinskij, Yul Brynner, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe, Pierre Cardin, Fidel Castro.

La mostra “Inge Morath. La vita. La fotografia“, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è curata da Marco Minuz, Brigitte Blüml – Kaindl, Kurt Kaindl, ed è organizzata da Suazes, in collaborazione con Fotohof e Magnum photos, e con il supporto di Zètema Progetto Cultura.

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