HomeCinema"Roubaix, una luce", un film di Arnaud Desplechin – Recensione

“Roubaix, una luce”, un film di Arnaud Desplechin – Recensione

Un'immagine del film "Roubaix, una luce"

Arnaud Desplechin si è qui ispirato a un lavoro di Mosco Boucault, Roubaix commissariat central, un documentario televisivo del 2008, che illustrava l’attività di una stazione di polizia in una città francese del profondo Nord logorata dalla disoccupazione, dalla miseria e dall’etilismo: Roubaix, appunto: città natale del regista di Esther Kahn, nonché luogo d’elezione di buona parte delle sue pellicole.

I fatti di cronaca registrati da Boucault sono gli stessi che, trasposti da Desplechin in un film di pura finzione, diventano in “Roubaix, una luce” materia viva e palpitante: un’adolescente fuggita di casa; un tipo che denuncia un furto per tentare una frode assicurativa; uno stupro consumato nella metropolitana; una rapina in un panificio; e soprattutto – è il caso posto al centro del racconto – l’assassinio di un’anziana signora.

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Alle prese con un materiale incandescente, per certi aspetti atipico rispetto alle personali inclinazioni dell’autore (le cui precedenti pellicole, venate di un diffuso autobiografismo, parlavano soprattutto di rassicuranti interni borghesi e di contrasti familiari e affettivi), Desplechin decide di eludere i modelli consueti di rappresentazione naturalistica: nessuna compiaciuta estetizzazione dello squallore, nel suo film; nessuna indulgenza sospetta verso il miserabilismo. Desplechin sceglie piuttosto di conservare un equilibrio dinamico tra la crudezza cronachistica dei fatti illustrati e l’aspirazione al romanzesco che ha sempre segnato la sua filmografia. Gli elementi di minuto sapore naturalistico vengono allora a essere in larga misura assorbiti dall’adozione di una messa in scena di composta classicità, in cui è possibile rinvenire accenti morali e umanistici. Di qui i ripetuti interventi “lirici” della voce fuori campo che punteggiano la narrazione; la corposità squisitamente letteraria e antinaturalistica dei dialoghi; e, soprattutto, il rilievo accordato alla figura del commissario Daoud.

Una figura, quest’ultima, di densità simenoniana, a cui un monumentale Roschdy Zem conferisce i modi pacati, rassicuranti, carismatici di un poliziotto paziente e compassionevole, chiamato ad arginare il male. Daoud è un uomo retto, che possiede una comprensione profonda dei luoghi (si muove in un ambiente che gli appartiene) e degli esseri che li abitano. E questo gli consente di intuire l’infinita sofferenza che nasce anche dal più sordido dei delitti, e di leggere d’istinto negli occhi dell’indiziato la colpa che egli cerca di occultare.

La deviazione stessa verso il cinema di genere (scelta per altro inedita per Desplechin), il ricorso ai luoghi narrativi dell’indagine poliziesca propri della tradizione del romanzo e del cinema “giallo”, non sono finalizzati ad accrescere la suspense (già a metà film lo spettatore è messo al corrente dell’identità degli autori del delitto), ma sono asserviti a una riflessione sul rapporto tra verità e menzogna, luce e tenebre, parola e silenzio (è il nucleo tematico intorno a cui si muove un po’ tutto il cinema di Desplechin). L’intrigo poliziesco si configura di fatto come un itinerario di ricerca pazientemente perseguito, teso a restituire alla luce – sia pure a una luce abbagliante e dolorosa – quanto invece si annida nell’ombra, in un’oscurità indicibile.
Se il quartiere di Roubaix dove si consuma il delitto è lo spazio notturno e desolato dell’abiezione, del disumano, un territorio disertato dalla Grazia, gli uffici del commissariato in cui si svolgono gli interrogatori diventano il luogo della parola, della verità ritrovata, dove le indagate sono chiamate a rivivere, come su una ribalta teatrale o su un set cinematografico, il loro atto criminoso e a dare voce, attraverso la confessione, al muto senso di colpa che le opprime, riaffermando, in un finale intensissimo, degno di certe pagine di Dostojevski o di Bernanos, le ragioni dell’umano.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: Roubaix, una luce
Regia: Arnaud Desplechin
Cast: Roschdy Zem, Léa Seydoux, Sara Forestier, Antoine Reinartz, Chloé Simoneau, Betty Cartoux, Jérémy Brunet, Stéphane Duquenoy, Philippe Duquesne, Anthony Salamone, Ilyes Bensalem, Abdellatif Sedegui, Sylvie Moreaux, Diya Chalaoui, Bouzid Bouhdida, Maïssa Taleb
Durata: 119 minuti
Genere: Noir, poliziesco
Distribuzione: No.Mad Entertainment
Data di uscita: 1 ottobre 2020

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