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A Sestri Levante una mostra di Maura Canepa

Opera di Maura Canepa

Nata a Sestri Levante nel 1958, Maura Canepa ha operato per un ventennio circa, a partire dai suoi esordi nei primi anni Ottanta, come artista figurativa, dedicandosi in particolare al ritratto, al paesaggio e alla natura morta. A questa prima fase del suo percorso pittorico è succeduto un periodo interlocutorio, durato due, tre anni, durante i quali la Canepa ha avvertito l’esigenza di imprimere un decisivo mutamento di rotta alla propria ricerca, distaccandosi dalla figurazione tradizionale per accostarsi all’area variegata dell’astrattismo geometrico – un astrattismo, il suo, che tuttavia conservava residui figurativi delle primissime prove, caricati talora di efflorescenze e incrostazioni fauve. Per un breve periodo la pittrice ha praticato anche il dripping, lo sgocciolamento di pallockiana memoria.

La svolta verso il linguaggio astratto e la conseguente rinuncia al concetto di pittura come arte descrittiva, atta a riprodurre, ridisegnare la superficie visibile delle cose, approdano infine a quella che resta a tutt’oggi la cifra personale dell’artista: una cifra ben riconoscibile (ma dove pure è agevole cogliere onorevoli assonanze con alcuni maestri del secondo Novecento: Vedova, Ruggeri, Fautrier, Kline…), che colloca la produzione della Canepa entro la poetica dell’Informale. In questi suoi lavori l’artista privilegia la fisicità della superficie pittorica, la messa in rilevo degli impasti e della pennellata, gli addensamenti materici scabrosi, e assegna al colore un ruolo attivo, incisivo: il compito di svelare e plasmare, come per magia, una realtà nuova, “altra”, che non ha alcuna attinenza con quella oggettiva che si offre ai nostri occhi come dato di natura. Quello che si consuma sulla tela viene ad acquisire allora i caratteri di un atto generativo, un gesto sacrale (di sacralizzazione della materia), in cui l’artista ricopre una funzione propriamente femminile e materna.

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Con giustezza, Giusy Randazzo ha parlato, a proposito delle composizioni della Canepa, di “colori che si fanno corpo”, che “pretendono e proclamano la propria autonoma esistenza”; della capacità dell’autrice di “afferrare la matericità del colore e di restituirla in tutta la sua sorprendente vitalità”; di utilizzarla “come energia, forza pura, puro desiderio”.

I più recenti raggiungimenti di Maura Canepa, i lavori suoi degli ultimi cinque, sei anni, gli stessi presentati nell’antologica di Sestri Levante (presso lo Spazio espositivo di corso Colombo, sino al 31 agosto 2023), confermano la buona tenuta dell’artista, e ripropongono, attraverso una vertiginosa violenza cromatica – la fascinazione notturna, barbarica dei suoi neri urlati; le colate dei rossi furiosi e generosi, incandescenti; la profusione dei gialli sudici, impastati di luce; la grazia degli azzurri –, l’esistenza di spazi ulteriori, dove le situazioni e le emozioni della pittrice (e dello spettatore) diventano qualcosa di fisico, di tattile: materia viva, pulsante, inquietante.

Harold Rosenberg scriveva che l’artista moderno (lui si riferiva in particolare ai maestri dell’action painting) vede nella tela “un’arena dove agire e non una superficie sulla quale produrre, ricreare, analizzare o esprimere un oggetto reale o immaginario”. I quadri più recenti di Maura Canepa, spesso di grande formato e con una tavolozza ridotta ed essenziale, giocata su un numero limitato di colori (due o tre al massimo), mirano a far emergere in noi energie e sensazioni primarie, ombre ed enigmi, memorie profonde: le risonanze interiori di un mondo arcano a cui la scrittura dell’artista ha inteso dare forma.

Nicola Rossello

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