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Figure contro. Fotografia della differenza

Anna Candiani, da “Immagini del NO”, 1974. Stampa fotografica in bianco e nero - Mostra All’Abbazia di Valserena, sede dello CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione Università di Parma, fino al 30 settembre 2018, è aperta al pubblico la mostra " Figure contro. Fotografia della differenza"All’Abbazia di Valserena, sede dello CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione Università di Parma, fino al 30 settembre 2018, è aperta al pubblico la mostra ” Figure contro. Fotografia della differenza“, nell’ambito dell’edizione 2018 di Fotografia Europea.

L’esposizione, a cura di Paolo Barbaro, Cristina Casero e Claudia Cavatorta, è interamente costruita con materiali provenienti dagli archivi dello CSAC e consente di “vedere” con chiarezza come la fotografia, soprattutto nel corso degli anni Settanta, abbia avuto un ruolo importante nel sensibilizzare le coscienze intorno a questioni nascoste, dimenticate, se non censurate, anche al di là di esplicite intonazioni di denuncia.

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Le figure contro evocate dal titolo sono quelle immortalate in questi scatti: persone escluse dal racconto sociale, letteralmente spinte ai margini, in quanto la loro stessa esistenza è in contrasto con le logiche imperanti nella moderna società; cancellate dall’immaginario collettivo, esse ritornano con tutta la loro pregnanza in queste immagini, che si danno come asserzioni di esistenza, testimonianza di vite condotte all’insegna della differenza, della non omologazione, della sofferenza, ma anche della spontaneità e della naturalezza.

In altri casi sono protagoniste figure che rispetto a queste logiche si pongono in contrasto, contro – appunto – che protestano, manifestano, non si rassegnano, affermando un modello alternativo.

Ma figure contro sono anche quelle delle fotografe e dei fotografi che hanno realizzato queste immagini: Giordano Bonora, Anna Candiani, Carla Cerati, Mario Cresci, Uliano Lucas, Paola Mattioli e Giuseppe Morandi. Ciascuno secondo la propria sensibilità e con il proprio linguaggio hanno contribuito a tradurre la fotografia da strumento di pura constatazione a strumento critico, di denuncia ma anche più sottilmente di riflessione, utile ad una presa di coscienza di quello che è la società italiana in pieno boom economico.

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